Il ristorante torinese di chef Antonino Cannavacciuolo, uno dei quattro giudici di Masterchef diventato una stella della tv oltre che della cucina, è finito nel mirino dei carabinieri del Nas. I militari del nucleo antisofisticazione hanno controllato il Cannavacciuolo Bistrot Torino, aperto l’estate scorsa dietro la Gran Madre, nella precollina torinese. Sul menù del ristorante, che offre percorsi degustazione a 75 euro a testa, gli investigatori non hanno trovato la corretta indicazione dei prodotti congelati.
La doppia denuncia che ha colpito il bistrot non riguarda lo chef stellato famoso anche per “Cucine da Incubo”, il programma tv che riporta al successo locali in disgrazia. Le denunce, che ipotizzano una frode in commercio, sono rivolte al direttore del bistrot, Giuseppe Savoia, e alla moglie di Cannavacciuolo, Cinzia Pimatesta, responsabile della società che cura la catena di ristoranti dello chef, compreso quello di Villa Crespi ad Orta San Giulio. Accanto ai prodotti indicati sulla carta, come pesce (il cui abbattimento prima del consumo è obbligatorio per legge nella maggior parte dei casi), carne e pasta, che i carabinieri hanno trovato nel congelatore, avrebbe dovuto esserci un’indicazione precisa e invece sul menù compare a fondo pagina solo un’indicazione generica sulla possibilità che alcuni prodotti siano congelati.
Ai gestori del bistrot torinese è stata anche inflitta una multa da 1.500 euro per la mancanza delle indicazioni necessarie per tracciare alcune materie prime: gli investigatori precisano che non si tratta di materiale scadente o pericoloso, ma semplicemente dell’assenza dei registri su cui è obbligatorio tracciare la provenienza dei prodotti che entrano nel locale e che vengono usati in cucina.
«Mancava un asterisco. Quel cibo in frigo era per noi. Con storie come questa vien voglia di andarsene», afferma Cannavacciuolo. Quanto alle materie prime non tracciate, il cuoco aggiunge: «Non sono state riscritte le schede dei singoli fornitori sui registri del ristorante. Evidentemente negli ultimi tre giorni nessuno aveva avuto ancora il tempo», si giustifica Cannavacciuolo. Dalle parole dello chef trapela un pizzico di amarezza: «Va bene che ci siano delle regole, ma applicarle in questo modo è assurdo. Nei nostri ristoranti sono sempre state trovate cucine perfette e dipendenti in regola – conclude – Storie come questa fan venire voglia di andarsene».
Di CARLOTTA ROCCI
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