Nuova colonnina Autovelox fisso su A10

Sull’Autostrada A10 direzione Genova al km 35+3 (poco dopo l’uscita di Albisola) è comparsa, come un fungo rosso,una bella colonnina,proprio come quelle delle strade extraurbane! Solo che qui siamo in Autostrada,e tra tutor,postazioni fisse,mobili,e colonnine,sembra di guidare su un tracciato minato!Ecco la fotina dell’aggeggio…sperando che la foto non la faccia a noi!

Ricetta elettronica… cos’è??

Ricevo per la prima volta dal mio Dottore,la ricetta per un farmaco che prendo un modo continuativo in formato elettronico!Una mail con un bel pdf allegato ed il gioco è fatto.Che bello dico io,che sono per la dematerializzazione e pro-innovazione…finalmente!Mi trovo in provincia di Savona in vacanza,e bello tronfio, entro nella farmacia di Sassello,con il mio smartphone ed il pdf della ricetta in bella mostra sul visore. Al farmacista:”ho la ricetta dematerializzata…” e lui prontamente mi ferma dicendo :”qui non possiamo gestirla perché quella ricetta va comunque stampata,quindi se non se l’è stampata a casa non possiamo fare nulla“. “Mi scusi” continuo io, “posso testé inviargliela via mail e gentilmente me la stampa?” “Assolutamente no” continua il farmacista,”per regolamento non possiamo accettare nessuna ricetta via mail“. Con lo smartphone tra le gambe, me ne vado,pensando: un piccolo paese dell’entroterra Ligure, Liguria famosa per il <torta di riso? Finita!> forse ci sta!Mi avranno visto come un marziano con la ricetta sullo smartphone! Mi dico: “domani a Genova,vedrai che è un’altra storia.. “.All’indomani,nella metropoli Genovese,stessa scenetta: io con smartphone e ricetta su schermo, farmacista con occhi sgranati che mi dice di non poter gestire la ricetta così e che va stampata! Si raccomanda addirittura di riprodurla su carta possibilmente delle stesse dimensioni di quella tradizionale…”sa,in modo che non ci siano problemi“. Domanda: quindi in pratica cos’è la ricetta dematerializzata? Risposta:Un foglio elettronico che invece di essere stampato dal dottore,devi stampartelo in proprio,stando attento di farlo delle stesse dimensioni per non dare problemi al farmacista,che deve poi attaccarci un altro pezzetto di carta sopra, che dovrà poi spedire chissà dove,a chissà quale ente! Benvenuta digitalizzazione!

Un agente della CIA in punto di morte confessa la demolizione controllata del World Trade Center 7

Dopo essere stato rilasciato da un ospedale del New Jersey il venerdì con poche settimane di vita rimaste, Malcolm Howard, 79 anni, un ex operatore della CIA sta raccontando tutto.

Il signor Howard sostiene di aver partecipato ad un’operazione CIA segreta per la demolizione controllata del World Trade Center 7, l’11 settembre.

Formato come ingegnere civile, è diventato un esperto di esplosivi dopo la ricerca e gli studi effettuati nella CIA negli anni ’80, dove ha trascorso 36 anni della sua vita come operatore.

Durante la sua carriera ha acquisito conoscenze e esperienze approfondite in esplosivi e afferma di avere la possibilità di piantare esplosivi in ​​qualsiasi cosa da un accendino a un edificio di 80 piani.

“QUALCOSA NON ERA GIUSTO”

Tra il maggio 1997 e il settembre 2001, Howard ha partecipato ad un’operazione CIA segreta chiamata “New Century“.

Lui, insieme a quattro altri operatori della CIA, era incaricato di assicurare che la demolizione dell’edificio del World Trade Center 7 andasse a buon fine senza problemi.

Confessa che questa demolizione controllata era diversa dal resto perché “doveva fare finta che non fosse un lavoro di demolizione.”

All’epoca non aveva problema a svolgere il compito. Dice che essendo un patriota e non si è mai domandato nulla dei lavori che faceva per la CIA e per il governo, ma ammette che ora, guardando indietro nel tempo, “qualcosa non era giusto“.

L’EDIFICIO (WTC7) È STATO ABBATTUTO CON ESPLOSIVI

Il signor Howard sostiene che l’edificio è stato abbattuto utilizzando materiali compositi a base di “Nano Thermite”, come qualsiasi altra demolizione controllata.

Nel corso del mese che hanno portato all’11 settembre, gli esplosivi sono stati strategicamente posizionati attraverso l’edificio.

All’epoca quasi tutti gli uffici dell’edificio sono stati affittati dalla CIA, dai Servizi Segreti e dalpersonale militare, che ha fatto il suo lavoro per ottenere gli esplosivi nell’edificio senza nessun sospetto.

Infine, l’11 settembre, gli esplosivi del World Trade Center 7 sono stati accesi e l’edificio è crollato alle 5,20 circa, quasi 7 ore dopo i primi due edifici, lasciando testimonianza di quanto sia scomparso rapidamente l’edificio.

Il signor Howard confessa che una volta che l’edificio è andato giù lui e i suoi colleghi hanno festeggiato con whisky e sigari.

Tuttavia, dopo aver esaminato i nastri rapidamente si era preoccupato. Dopo aver visto il modo in cui il Trade Center  (le torri gemelle) era crollato, temeva che il pubblico diventasse sospetto.

Dice: “Abbiamo cominciato a preoccuparci perchè sembrava troppo ‘liscio’, abbiamo guardato ancora e ancora, e abbiamo cominciato a diventare paranoici, sembrava una demolizione controllata. E poi abbiamo sentito che le persone della strada avevano segnalato che avevano sentito le esplosioni nel pomeriggio. Quando ci è stato detto che laBBC aveva annullato la loro relazione e ha annunciato al mondo che l’edificio è crollato 20 minuti prima del previsto  Quando il governo ha infine pubblicato il rapporto ufficiale di quello che era accaduto in quella fatidica giornata, ha sostenuto che il calore del bruciare i detriti dei primi due edifici distrutti avevano in qualche modo danneggiato l’edificio del World Trade Center 7 causando incendi incontrollabili che hanno portato al crollo dell’intero edificio.” 

Howard temeva che il Paese avrebbe potuto chiedersi attraverso le false segnalazioni cosa fosse successo.

Disse: “..Abbiamo pensato che il pubblico ci avrebbe finito. Pensavamo che ci potesse essere una rivolta pubblica che gli stessi media non avrebbero potuto ignorare. Avrebbero dovuto finanziare indagini e chiedere di sapere perché era stato mentito…. Tuttavia, nessuno ha messo in dubbio la verità dietro i rapporti e quelli che ci hanno provato sono stati rapidamente abbattuti dai media.”

Mentre Mr. Howard afferma di non avere conoscenza diretta della distruzione delle prime due torri, afferma che non è raro che un operatore della CIA abbia solo conoscenza della propria missione specifica, anche se può essere un piccolo pezzo di un puzzle più grande.

Lascia una parola, un consiglio a coloro che cercano di capire chi sono i veri colpevoli dietro gli attacchi devastanti: “Quando vuoi scoprire chi c’è dietro qualcosa, basta seguire i soldi. Guardate i commerci effettuati poco prima dell’11 settembre.Questi sono i ragazzi che sapevano cosa stava per venire. I figli degli agenti della CIA, funzionari del governo. Vicini parenti degli uomini più potenti in America. Cheney, Rumsfeld. Tutti sono ricchi. Non erano solo i contratti accordati ai loro amici nel settore delle costruzioni, la ripresa delle guerre“. Il 79enne, sul suo letto di morte, ha intenzione di vivere le sue ultime settimane di vita a casa. È sicuro che non ci saranno ripercussioni legali per le sue confessioni. Dicendo che “non ci sarebbe mai stata un’indagine reale. L’intero governo dell’ombra, è implicato“.

Fonte qui

Il consumatore? Veloce e infedele: ecco le sue abitudini

tratto da un articolo di Dario Vico del Corriere della Sera qui

Iperinformato e scaltro, cerca di districarsi tra risparmi, offerte, e qualità.
Per le aziende? Un rompicapo, è imprendibile. La ricerca del Censis

La grande distribuzione è viva e lotta ancora insieme a noi. Messo alla frusta dal ristagno dei consumi e dalle discontinuità culturali e tecnologiche del nostro tempo il supermercato, la cattedrale più frequentata della modernità, tiene comunque botta. A meno così la pensano i ricercatori del Censis che oggi presentano a Roma un’ampia indagine sullo «sviluppo italiano e il ruolo sociale della distribuzione moderna». La prima radicale novità con la quale fare i conti è il profondo cambiamento del consumatore diventato «infedele, iperinformato e persino scaltro». Solo il 27,3% dei maggiorenni («i fedelissimi») per la spesa alimentare si reca sempre presso lo stesso punto vendita, il 12,4% invece effettua gli acquisti cambiando negozio ma non catena ma il grosso, mentre la maggioranza — circa il 50% — è «nomade» e sceglie in base a promozioni, offerte e ed esigenze del momento. Il Censis li definisce «free rider» e per le aziende del settore rappresentano un autentico rompicapo. Anche perché il tasso di imprevedibilità del consumatore degli anni Dieci decolla quando dal cibo si passa all’abbigliamento, all’arredo o l’elettronica. Siamo in tutti e tre i casi oltre il 70% di nomadismo.

Al di là delle etichette quali sono però i connotati di questo consumatore imprendibile? I ricercatori lo definiscono insicuro e disilluso, con prospettive di reddito ferme, «costretto alla scaltrezza per districarsi tra quota da destinare al risparmio e spesa per i consumi e nell’ambito di questi ultimi tra quella che reputa necessari, gli sfizi irrinunciabili e ciò che invece può tranquillamente tagliare». In questo peregrinare l’italiano medio non si fa guidare solo ed esclusivamente dalla ricerca del prezzo conveniente ma ama rivolgersi anche alle catene specializzate rispetto ai negozi generalisti. E si comporta anche in base a scelte etiche: per l’83,5% è importante che i prodotti che acquista riflettano le sue convinzioni sociali ed ecologiche. Non è un caso, del resto, che oltre 30 milioni di italiani abbiano preso l’abitudine di leggere i giudizi sui prodotti che circolano su social network e blog e oltre 6 milioni di loro non si limitano ad essere lettori compulsivi ma pubblicano regolarmente post su siti web con il racconto delle proprie esperienze commerciali condite da commenti personali. Per far fronte a questi mutamenti – che non paiono di breve periodo – è chiaro che la grande distribuzione ha più carte da giocare del piccolo commercio e infatti quest’ultimo negli anni dal 2007 al 2016 ha visto crollare le sue vendite del 13,5% in generale e del 14,7% nel solo segmento alimentare. Ma i punti di vendita fisici hanno un futuro o sono condannati a soccombere davanti all’innovazione dei canali di acquisto? Secondo il Censis ce la faranno se non altro perché il 33% dei clienti cerca «personale preparato e disponibile che aiuti a capire e scegliere velocemente» ma dovranno reinventare il proprio modello di business combinando «fisico e virtuale» ovvero facendo coesistere le punte più avanzate della società iperconnessa e le pratiche più tradizionali dello shopping. In questo modo i supermercati riusciranno a conservare il contatto anche con i millenials molto attenti sia alla pluralità delle fonti informative sia alle dinamiche soggettive.

La ricerca si conclude con una valutazione e un riconoscimento inusuali: la grande distribuzione è riuscita a mantenere all’interno della vasta platea dei consumatori anche persone con redditi bassi a rischio di esclusione sociale per la crisi e di conseguenza ha contribuito a tutelare il potere d’acquisto degli italiani. Secondo gli analisti guidati da Giuseppe De Rita i supermercati «sono tra gli ultimi luoghi democratici, interclassisti e inclusivi che fanno barriera all’ampliarsi delle distanze sociali, riducendo il rischio che diventino fratture». I numeri che giustificano questo giudizio sono: il 25,9% degli italiani ha conservato il proprio tenore di vita grazie alle offerte e promozioni della grande distribuzione, il 54,5% ha attutito le difficoltà di reddito usufruendo delle favorevoli condizioni di vendita praticate e il 10,6% ha tagliato i proprio consumi meno di quanto avrebbe dovuto grazie proprio alle scelte «democratiche» dei supermercati. Sarebbe nato così (silenziosamente) in questi anni una sorta di nuovo ammortizzatore sociale che il Censis abilissimo nel creare neologismi chiama «welfare dei consumi»

Nuovo Sindaco a Genova,nuova presentazione del centro storico

Un caro amico,in giro questa mattina per il Centro Storico di Genova (Angelo Covotta), ha pubblicato un post su Facebook che purtroppo non ho potuto condividere sul social. Lo pubblico quindi sul mio blog. In primis perché quello che ha scritto è esattamente quanto si vedeva stamattina nel centro storico, secondo perché mi fa piacere che altri,oltre me,abbiano avuto la stessa piacevole impressione: “Vi invito a fare questa mattina un giro nel centro storico! Non ci sono venditori di borse occhiali ecc ecc, non ci sono questuanti, non ci sono parcheggiatori abusivi, le vie sono solo ed esclusive per i turisti! Pulizia piu’ che accettabile! Due auto polizia ingresso acquario, due auto polizia municipale piu’ un’auto carabinieri a palazxo San Giorgio, tre pattuglie a piedi in piazza Banchi! Ecco questo e’ quello che voglio per vivere la mia citta’! Queste sono considerazioni personali e non mi aggancio a nessuna politica! Comunque se si vuole si puo’!