Aggiornamento forum Phpbb alla versione 3.2.0 (supporto nuovo php7)

L’aggiornamento di una board non è sempre indolore..anzi. Eppure per necessità bisogna prima o poi aggiornare. Pertanto questa sera ho effettuato l’upgrade all’ultima release del forum phpbb3 stando ben attento a non perdere tutto il database e quantaltro.

E’ andato tutto a buon fine e se qualcuno si accingesse ad effettuare anch’esso l’aggiornamento ho stilato una piccola guida pratica con qualche consiglio su piccoli ostacoli che potrebbero presentarsi

link_al_forum_con_la_guida

Pamuk:”Il terrore non diventi un alibi per limitare la democrazia”

Un articolo di questa mattina su “la Repubblica” di Marco Ansaldo,su Orhan Pamuk,scrittore e premio Nobel letteratura nel 2006, richiama agli attentati che stanno sconvolgendo la Turchia in questi giorni. Pamuk ad un certo punto: “…Difficile rimanere obiettivi..dobbiamo pur proteggere quel che resta della nostra democrazia.Queste bombe terribili non devono essere una scusa per limitarla..”. Ecco, penso che,sebbene con una situazione diversa, anche in casa nostra, quel che resta della democrazia, non deve essere “tagliuzzata”(internet in primis)  con finti alibi sulla sicurezza, da politici senza il minimo scrupolo.

Il buon manager si vede nel momento della pausa

Spediscono email notturne e sono sempre “sotto budget”: sono la vera sconfitta di chi ha perso interessi e curiosità.

C’è un brano musicale che dovrebbe avere all’incirca 60 anni, scritto da John Cage, musicista eclettico e per certi versi poco disposto a farsi costringere nei canoni della musica tradizionale, che si chiama 4’33”. Il brano, scritto per qualsiasi strumento, costringe il musicista a non suonare e dunque a prestare attenzione a tutti i suoni circostanti.

Io lo interpreto come una forma di allontanamento da sé e di richiamo all’attenzione verso l’esterno: rumori, fruscii, risatine, bacchette, calpestii. Un foglio che cade, un colpo di tosse. C’erano anche prima, ma adesso li ascolti.

John Cage usa la pausa per fermare il momento. Per concedere meno attenzione a se stesso e a ciò che si sta facendo (che nel caso di un direttore d’orchestra si tratta di interrompere l’attività più importante:  l’esecuzione di una sinfonia), per prestarla altrove.

Viviamo una tradizione di manager super-impegnati sostenuti da scuse da scolaretto che vanno dal “dottore è in riunione” a “risentiamoci fra 3 mesi, adesso siamo sotto budget” (che una volta di queste vorrei chiederlo: ma se lei che è il direttore del personale ci mette 3 mesi a chiudere un budget, che vita farà mai il direttore amministrativo-finanziario?) sono lo specchio di un management molto concentrato su di se’, su obbiettivi sempre più personali e sempre meno aziendali più o meno chiari, attenti a dimostrare e sempre meno a ragionareconfrontarerelazionare. Sono quelli che continuano a guardare il computer quando sei di fronte a loro a spiegargli qualcosa di profondamente importante per te, mentre loro fanno “sì sì” con la testa.

E questo fa male all’azienda, come dimostra l’intervento di Stefan Sagmeister, designer e titolare di uno degli studi più creativi di NewYork a un TedX del 2009 (che potete godervi nella magia del sottotitolo) dove si afferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che non è stando asserragliati in ufficio che si diventa più produttivi, ma bensì conoscendo persone e temi nuovi e respirando aria diversa.

Ogni 7 anni Sagmeister chiude lo studio e si dedica ad un anno sabbatico dove viaggia alla ricerca di nuove ispirazioni, di nuove conoscenze, di nuove relazioni da far confluire nel suo lavoro, importando così nuove tendenze, attitudini, esperienze.

Elementare, considerando le tendenze di tante aziende che negli ultimi anni teorizzano l’home office, l’auto-certificazione delle presenze o l’orario flessibile, l’equilibrio fra vita familiare e benessere aziendale.

Complesso, considerando certi imprenditori che devono avere “sotto controllo” i propri dipendenti anche nei casi di figure professionali che potrebbero tranquillamente collaborare da casa una parte del loro tempo aumentando efficacia ed efficienza (è statistico che da casa si tenda a lavorare quasi il doppio rispetto all’ufficio) e diminuendo costi e spazi.

Sebbene tirando un po’ di acqua al proprio (business) mulino, Expedia.it,  realizzò due anni fa uno spot pubblicitario molto azzeccato, dove Alex, bruttino, dall’aspetto generoso e con il nodo di cravatta fatto male, ride e socializza con il suo capo raccontando che i Bulgari scuotono la testa per dire sì e la chinano per dire no (“perché lui è appena stato in Bulgaria“), mentre il diligente “povero Christian”, vestito tutto in tiro, con in mano il suo caffè americano (particolare che lo certifica quasi sicuramente quale MilaneseImbruttito), rosica nel vedere la scena. (“Lui che probabilmente ha passato le ferie in ufficio”).

I Christian devono sparire. Gente che risponde alle mail a mezzanotte o perennemente connessi per dimostrare attaccamento all’azienda e efficienza 24/24 non servono più a nessuno, nè mai sono serviti. Alimentano una catena di (im)produttività che esalta attività inutili generate di proposito in orari presidiati da nessuno (mail e ordini che verranno comunque lette ed eseguiti almeno 9 ore dopo) dove invece è più utile dedicarsi ad attività che ossigenino il cervello, alimentino la curiosità, stabilizzino la vita affettiva e familiare permettendo maggiore serenità sul posto di lavoro.

Non c’è niente di più palloso, inutile e dannoso di un capo o un collega che a pranzo non abbia altri argomenti che i clienti, il budget, il business e le battute sulle colleghe. Niente è più imbarazzante di un interlocutore senza interessi, senza un libro da scambiare, un film di cui discutere, un Paese da suggerire per il prossimo viaggio.

Si dice che il business spesso si fa a tavola, ma devi aver qualcosa di cui parlare. Forse è per questo che certi business-men si sono spostati sui campi da golf o nelle palestre.

Stressati  dagli impegni mal gestiti e frustrati dalla totale mancanza di creatività, si finisce per confondere i valori aziendali con i propri interessi. E spesso le due cose non coincidono.

“alla nostra azienda questa attività non interessa” / “splendida idea, per la nostra azienda questi sono valori importanti” mi hanno detto a dicembre due dirigenti della stessa azienda.

Io stacco.

Da quando sono consulente (ormai 5 anni), mi sono dato una regola: 40 giorni d’estate e 15 d’inverno mi fermo. Perché durante l’anno i clienti non possono aspettare e quindi macino 80.000 chilometri in macchina e 20.000 in treno. Perché durante l’anno mi alzo troppo presto e vado a letto troppo tardi. Perché durante l’anno faccio fatica a leggere libri. Perché durante l’anno ho poco tempo per la famiglia, gli amici di una vita, la scrittura, la chitarra, le playlist sull’Ipod, le passioni.

Stacco perché voglio avere qualche argomento in più da condividere durante i miei pranzi (e odio il golf e la palestra), che sia un viaggio, un aneddoto, o anche solo qualche titolo di libro fra le decine che d’inverno compro e che affollano il mio comodino impolverati in attesa dell’estate.

Anche se probabilmente non riuscirò a leggerli tutti, perché come diceva Troisi “loro sono un milione a scrivere e io uno solo a leggere“. Buone ferie.

Tratto da un articolo di Osvaldo Danzi Appassionato di Umane Risorse e tecnologie. Inizia l’attività di recruiter nel 1997 selezionando profili legati al settore alberghiero e oggi collabora con Carriere Italia seguendo le selezioni di middle e top management. È il fondatore della Business Community FiordiRisorse nominata da Linkedin come caso di successo italiano, l’ideatore dell’unico Master italiano per manager e imprenditori definito etico, lowcost, itinerante che in tre anni ha coinvolto oltre 60 aziende italiane. Collabora con Wired Italia ed è contributor del blog di Linkedin sui temi legati al social recruiting e sul lavoro)

link articolo

Cenone da “il Laghetto”  di Sonja – Cimaferle

31 dicembre 2016 Cimaferle – dopo una giornata invernale limpidissima arriviamo al Laghetto che è  gia’ tutto addobbato per il cenone. Ci si conosce quasi tutti e con quei pochi che non hai mai visto ci metti un secondo a fare amicizia…dev’essere qualcosa che c’è nell’acqua di queste parti! Arrivano gli antipasti che sono davvero raffinati, come del resto squisiti sono poi i due primi ed il secondo. Con il dolce, un semifreddo con uvetta e panettone, Sonja e la sua squadra  si sono davvero superati, non fosse stato per quello che avevo già mangiato, avrei chiesto il bis! A mezzanotte brindisi in giardino con spettacolo pirotecnico e lancio di lanterne cinesi. E poi musica… un grazie a Sonia per la bellissima festa e a tutti i suoi collaboratori per la gentilezza e la simpatia con la quale hanno animato la serata! Buon 2017

E’ finito il 2016, l’anno del tramonto dei media tradizionali

tratto da un articolo, pubblicato sul blog di B.Grillo, di Isabella Adinolfi, Efdd – Movimento 5 Stelle Europa

Il 2016 passerà alla storia come l’anno del definitivo tramonto del potere di influenza di stampa e tv. È rivelatrice lagaffe dell’inviata Rai Giovanna Botteri che, dopo la vittoria di Trump, si chiedeva quasi disperata: “che cosa succederà a noi giornalisti? Che cosa succederà alla stampa?”. Nessuno dei principali 100 quotidiani americani ha fatto un endorsement a Trump. Appoggiando Hillary Clinton i media americani hanno perso la faccia e anche la credibilità. Hanno raccontato un’America che non esiste. Non hanno capito nulla!

In Italia i media tradizionali non se la passano meglio. Il referendum del 4 dicembre è stato la Caporetto di editorialisti e parrucconi del giornalismo. Presagivano l’inferno e invece ha semplicemente trionfato la democrazia. L’affluenza al 69% ha mostrato al mondo chi comanda in Italia: i cittadini! Con i falsi scoop di Beatrice Di Maio e la continua drammatizzazione delle vicende romane si è toccato il fondo e i dati lo dimostrano. L’ultimo rapporto Mediobanca sull’editoria è senza appello: il giro d’affari complessivo di Mondadori, Rcs, L’Espresso, Il Sole 24 Ore, Monrif, Caltagirone, Itedi, Cairo e Class Editori è passato da 5,7 a 3,9 miliardi. Il fatturato di questi imperi dei media è calato del 32,6% e 4.500 posti di lavoro sono andati persi. Meno credibilità equivale a meno copie vendute: la diffusione dei quotidiani è scesa del 34% negli ultimi 5 anni.

Fiumi di inchiostro diventano carta straccia mentre il mondo va avanti con i social media. Per difendersi da questa inevitabile estinzione, i media tradizionali si arroccano nella Celebrazione del Potere. I continuirichiami dell’Agcom a Rai, Mediaset, Sky e La7 lo dimostrano. Ma oggi è impossibile competere con i nuovi media che sono più veloci, ironici e spesso completi. La politica dovrebbe occuparsi della necessità di alfabetizzazione ai nuovi media, risolvere problemi come il cyberbullismo e sul riconoscimento su cosa sia davvero propaganda e cosa informazione.

Davanti a questi numeri si dovrebbe fare ammenda e autocritica e invece si assiste alla caccia alle streghe che oggi prende il nome di “fake news”? Il Parlamento europeo ha approvato una vergognosa risoluzione che organizza una propaganda europea con i soldi dei contribuenti. Quello che viene chiamato “sostegno alla stampa indipendente” è in realtà una ingerenza per censurare le notizie scomode.

Scriveva Indro Montanelli nel 1989: “la deontologia professionale sta racchiusa in gran parte, se non per intero, in questa semplice parola: onestà. È una parola che non evita gli errori….Ma evita le distorsioni maliziose quando non addirittura malvagie, le furbe strumentalizzazioni, gli asservimenti e le discipline di fazione o di clan di partito”. Parole profetiche che oggi sono le campane a morto della stampa e tv che finora abbiamo conosciuto. Non sentiremo la loro mancanza.

Tratto dal blog M5s